DIFESA DEL PATRIMONIO TURISTICO E SALVAGUARDIA DELLE ACQUE BALNEABILI!
Approfondiamo i risvolti legali, con l’avvocato Simone Labonia, in merito all’impegno degli amministratori per difendere la pulizia del nostro mare.
L’inquinamento delle acque marine balneabili rappresenta un problema di crescente rilevanza ambientale e sanitaria. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e variano dall’inadeguato trattamento delle acque reflue urbane, agli sversamenti illegali di sostanze inquinanti, passando per l’uso indiscriminato di pesticidi e fertilizzanti agricoli. Questi agenti inquinanti non solo compromettono la qualità dell’acqua, ma mettono a rischio la biodiversità marina e la salute dei bagnanti.
Il quadro normativo italiano, in materia di tutela delle acque marine, è delineato dal Decreto Legislativo 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale. Esso stabilisce specifici limiti agli scarichi di sostanze inquinanti nelle acque e prevede severe sanzioni per chi viola tali norme. In particolare, l’articolo 137 del Codice Penale punisce con la reclusione chiunque scarichi illegalmente sostanze inquinanti in acque pubbliche, compresi i mari. Le pene possono variare da sei mesi a tre anni, a seconda della gravità del danno arrecato.
Inoltre, il Codice Penale prevede sanzioni accessorie come la sospensione dell’attività industriale e la confisca dei mezzi utilizzati per commettere l’illecito. Queste misure sono volte non solo a punire, ma anche a prevenire ulteriori danni ambientali. Tuttavia, l’applicazione di queste norme non è sempre agevole, soprattutto a causa delle difficoltà nel rilevare e dimostrare gli sversamenti illeciti.
L’Italia, come membro dell’Unione Europea, è tenuta a rispettare le direttive comunitarie in materia di tutela delle acque. La Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) rappresenta uno dei principali strumenti legislativi dell’UE per la protezione e la gestione delle risorse idriche. Essa impone agli Stati membri di raggiungere un “buono stato ecologico” delle acque entro il 2027 e stabilisce criteri rigorosi per il monitoraggio e il controllo della qualità delle acque marine balneabili.
Parallelamente, la Direttiva sulle Acque di Balneazione (2006/7/CE) impone agli Stati membri di garantire che le acque destinate alla balneazione non contengano contaminanti pericolosi e vengano costantemente monitorate. Le acque che non rispettano gli standard stabiliti devono essere interdette alla balneazione, e i cittadini devono essere adeguatamente informati dei rischi.
Le amministrazioni comunali giocano un ruolo cruciale nella tutela delle acque marine balneabili. Oltre a dover garantire il rispetto delle normative nazionali e comunitarie, esse sono spesso in prima linea nell’individuare e contrastare gli sversamenti illeciti. A tal fine, molti comuni italiani hanno avviato campagne di monitoraggio intensivo delle acque, utilizzando tecnologie avanzate, come droni e sensori subacquei per rilevare eventuali anomalie: inoltre, collaborano con le autorità giudiziarie per l’avvio di indagini mirate e l’applicazione delle sanzioni previste.
In alcuni casi, le amministrazioni locali hanno istituito unità operative dedicate esclusivamente al controllo ambientale, dimostrando un crescente impegno nella lotta contro l’inquinamento marino.
Nonostante questi sforzi, la lotta per la tutela delle acque marine è ancora lontana dall’essere vinta. È necessaria una maggiore consapevolezza da parte di cittadini e aziende, nonché un rafforzamento delle azioni di prevenzione e controllo. Solo attraverso una collaborazione attiva tra istituzioni e società civile sarà possibile garantire mari più puliti e sicuri per tutti.